Crocetta B.C.: la storia

Luca Salati

Il crack ad un ginocchio e il boom della Crocetta

(tratto da Noi del Baseball, di Giorgio Gandolfi, 1998, ed. Battei)

Era stato mio zio, Mino Catuzzi, a sollecitare la mia pigrizia ad arrendersi e a dargli una mano per il Torneo che stava nascendo, il 1° Torneo Città di Parma per ragazzi. Avevo smesso di giocare a baseball a causa di un infortunio ad un ginocchio ed il suo invito mi stuzzicò visto che da tempo io e mio padre, Pierino, avevamo creato una piccola società alla Crocetta allenandoci su un campetto di via Pini. Siccome i giovani allievi erano pochi, io e Marco Bocchi, che giocherellava anche lui, facevamo i talent-scout. Giravamo in macchina per la città ed allora c’erano ancora molti prati sui quali i ragazzi giocavano a baseball. Fu così che scoprimmo Fochi – che aveva 6 anni – e poi Castagnetti e Poma, che aveva riflessi eccezionali e giocava molto bene a calcio. Finì così che formammo una squadra e giocammo il Torneo trovando subito materia d’attrito visto che noi eravamo fuori dal “giro” e rischiavamo di dare fastidio ai soliti che si disputavano i successi. Fu un periodo bellissimo: eravamo sbucati dal nulla e giocavamo per il titolo provinciale. Soli contro tutti… Orsa, Astra, Parma BC. Ricordo che Manzini, allora già in Nazionale giovanile, poteva giocare ma non da lanciatore… Ebbene, quando la sua squadra iniziò a perdere, venne mandato ugualmente sul monte… Molto simpaticamente uno dei genitori dei nostri ragazzi, l’avvocato Bozzini, si dichiarò pronto ad una causa legale ma non ci fu bisogno, incassammo con signorilità. Noi continuavamo a reclutare giovani talenti e l’unico che non pescammo nella strada fu Poma che venne da noi dopo avere lasciato la Coop Nordemilia: per darsi al calcio. Lo “scoprimmo” proprio in occasione della finale del titolo provinciale contro il Parma BC che aveva sul diamante Gastaldo, Bardiani, Peracca… Due giorni prima dell’incontro fra noi si era spallato Mauro Flisi per cui avevamo i giocatori contati. Qualcuno disse: c’è Poma che potrebbe giocare, anche se è fermo da un anno… Poma? Fallo venire e vediamo com’è. Gianguido venne, fece due lanci, fu subito promosso titolare, interbase. In quell’occasione il titolo ci venne letteralmente rubato. Arbitro Frigeri giocammo col Parma BC: vincevamo 2 a 1, ultima ripresa, 2 out, uomo in seconda, palla sul centro esterno che la prende al volo e si mette a saltare dalla gioia mentre il corridore corre a casa. L’arbitro non riconosce l’out e dà il punto. Con 2 strike e 3 ball, il battitore non batte un autentico melone, sta fermo, è uno strike netto ma l’arbitro concede il ball e la base. Poi Galli realizza un doppio e così perdiamo… L’anno dopo battiamo tutti ed arriviamo in finale a Bologna contro il Nettuno: perdiamo 3 a 2 ma siamo pur sempre i vice campioni. Nel 1973 la nostra squadra, che ha Spocci come accompagnatore, gioca così bene che alcuni tecnici Usa presenti ad una partita fanno i camplimenti a Notari: i nostri giocatori non sono così bravi, commentano. Nel 1976 vinciamo il titolo ragazzi, con Maurizio Boschi in panchina. Nel 1981 a Sant’Arcangelo nella finale ragazzi, la formazione è praticamente tutta della Crocetta. E vinciamo il titolo. Poi l’anno dopo gli impegni di lavoro sono tali che passiamo la squadra ad Enzo Fainardi, che ci era stato vicino in quel periodo, come d’altronde zio Catuzzi e soprattutto Enrica che aveva funzionato da segretaria.

Enzo Fainardi

Poma, Fochi, Flisi… orgoglio della Crocetta

(tratto da Noi del Baseball, di Giorgio Gandolfi, 1998, ed. Battei)

Sono nato a Langhirano ma nel 1955, dopo essermi sposato, mi sono spostato a Parma nella zona dei Prati Bocchi. Avevo già visto qualche partita di baseball in Cittadella ma fu nel 1972, mio figlio Enrico la causa del mio innamoramento per il baseball. Andava a giocare con altri ragazzi dietro il campo da rugby di viale Piacenza, con Ollari allenatore. Poi come altri, subì il richiamo della Crocetta ed io inevitabilmente mi trasformai in dirigente, accompagnatore, quello di cui c’era bisogno.
Collaborai con Pierino e Luca Salati sino al 1978 quando subentrai come presidente, rimanendo in sella, tranne una parentesi nel 1990.
Il segreto della nostra società non è stato tanto quello di lanciare giovani prospetti bensì quello di creare un ambiente sano. Ci interessava soprattutto questo al di là delle vittorie e delle sconfitte. Perché soltanto in questo modo è possibile contribuire alla maturazione dei ragazzi, a renderli uomini e giocatori nello stesso tempo.
Ovviamente abbiamo avuto casi difficili da gestire proprio perché noi guardavamo al problema in prospettiva.
Poma, ad esempio. Quando ci venne chiesto questo ragazzo dalle splendide qualità, rispondemmo che eravamo d’accordo per cederlo ad una condizione e cioè che giocasse.
Altrimenti non aveva senso parcheggiarlo in un altro club dove sarebbe stato chiuso dal solito americano. Ricordo che ad una serata per l’Oscar del baseball un importante personaggio mi sollecitò perché accontentassi il Parma ma io precisai pure a lui il nostro punto di vista. Il problema era Gallino, Gianguido doveva fare la riserva. A quel punto venne Luciani che si presentò con questo biglietto, da visita: “Ti garantisco che lo faccio giocare e gli insegnerò tutto quanto so…”. A chi l’avreste dato…
Caso Fochi. Quando fu il momento di cederlo, di aprirgli una strada verso il baseball che conta, non chiedemmo soldi – e avremmo potuto averli da diverse società – ma giocatori. Avevamo un campionato da affrontare e così per avere Fochi venne sciolto il Parma BC e la squadra venne girata alla Crocetta. Penso che abbiamo fatto la fortuna di Massimo e dei giocatori che vennero con noi perché ebbero molte soddisfazioni.
Flisi è il miglior prima base d’Europa. Almeno per il sottoscritto. Ha debuttato a 17 anni a Roma, ha saputo fare bene il lanciatore, il ricevitore, la prima base. Era nato come lanciatore, poi ha modificato il suo modo di operare, ora, ripeto, è il meglio che si possa chiedere in prima. Lo abbiamo ceduto per due anni, a titolo gratuito, agli Angels, volevamo che maturasse, è maturato. Poi per ragioni non nostre è andato a Torino. Ora giocherà a Modena.
In questi anni abbiamo avuto la fortuna di godere dell’appoggio di uno sponsor d’eccezione, la Farma. Senza l’aiuto di Giovanni e Vittorio Ferrarini sicuramente avremmo già smesso e tanti giovani non avrebbero avuto la possibilità di fare sport, di arrivare addirittura alla Nazionale com’è successo a Chierici e Flisi.
Non saremo mai abbastanza riconoscenti per quanto hanno fatto e, mi auguro, faranno ancora.